S.M.S. L'ombra del Capitano

Il gioco dei contrasti di luce nel cielo si faceva sempre più vario mentre i panorami che scorrevano ai lati cambiavano di forme e colori. I pensieri prendevano una forma parlata… "CHE PALLE…" si disse lo scrivano. Era impossibile descrivere il colore emotivo del capitano della nave che si trovava a navigare verdi onde di terra dalle infinite sfumature ma con un orizzonte vuotato da qualsiasi meta.

Al Capitano vennero così alla mente le parole sussurrate al suo orecchio dalla bella indovina dai luminosi capelli. Sul molo, accarezzandogli la guancia e rendendo ancora più sensuale la sua splendida voce, gli disse:

“Ancora una volta accudirò la tua ombra e la inviterò a stare un attimo in penombra e non perché la luce possa renderla meno netta ma perché al buio è più facile chiudere gli occhi e riposarsi mentre tu, completamente nudo e perciò più forte, potrai andare a caccia di fantasmi di vuoto da riempire”.

Cosa le dava la sicurezza che la nudità lo avrebbe reso forte?

E all’orizzonte nessun fantasma.

Si chiese ancora cosa potesse nascondere la frase della bella compagna di tante avventure.

Ricordò, allora, di tanto tempo prima quando dividendosi un pasto in uno sperduto angolo di mondo insieme osservarono il giorno trasformarsi in notte senza cogliere il confine tra l’uno e l’altro;  illuminato da tale ricordo, iniziò a cercare tra i non confini sfumature delle onde che contenessero orme di passaggi di fantasmi o quantomeno di ricordi dimenticati. Ma tra le forme delle curve ondulate continuava a schiudersi solo una forma: il viso di una donna. Bellissima. Sconosciuta. Sensuale. "Il fantasma? Quello il fantasma? Quella era l’assenza? Cosa sto vedendo?” si disse il capitano.

Improvvisamente scorse qualcosa all’orizzonte:

 

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© Roberto De Caro 2000